Pescara 03/07/2009

Incendio alla Mag.Ma di Chieti: proseguono gli accertamenti dell’ARTA

Effettuati la “georeferenziazione” del sito e lo studio sulla deposizione al suolo dei fumi prodotti dalla combustione

Dalle prime analisi non risultano presenti composti organici contenenti cloro nelle ceneri e nell’aria

PESCARA (03/07/2009) - Nel materiale interessato dal rogo della ditta “Mag.Ma” di Chieti Scalo, avvenuto il 21 giugno scorso, non sono stati finora trovati composti organici contenenti cloro, pericolosi per la salute in caso di combustione. Lo rivelano le analisi effettuate dai tecnici dell’ARTA Abruzzo (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente), che hanno dato lo stesso esito anche per i campioni d’aria prelevati mentre l’incendio era in atto.

Sono state inoltre realizzate la “georeferenziazione” del sito (assegnazione delle coordinate geografiche) e una stima sommaria del volume dei rifiuti presenti al momento dell’incendio, che si colloca tra 600 e 800 metri cubi. Si attende dalla ditta la caratterizzazione del materiale incendiato per stabilire le modalità di smaltimento dei residui di combustione più idonee. 

Altre informazioni sull’impatto ambientale dell’incendio si devono al Cetemps (Centro di Eccellenza Tecniche di Telerilevamento e Modellistica Numerica per la Previsione di Eventi Meteo Severi) dell’università dell’Aquila, che attraverso modelli matematici innovativi ha condotto per conto dell’ARTA uno studio sulle ricadute atmosferiche degli inquinanti sul terreno, utile per programmare eventuali campionamenti di suolo.

I modelli utilizzati per le simulazioni fatte tra il 21 e il 24 giugno (l’incendio si è sviluppato nei giorni 21 e 22) sono due: il modello meteorologico alla mesoscala MM5³, messo a punto dalla PennState University e Ncar, negli Stati Uniti, e il modello di chimica e trasporto “Chimere”, progettato da diversi istituti di ricerca a Parigi.

Secondo le stime prodotte, la deposizione di inquinanti avrebbe interessato principalmente la regione a sud dell’impianto di località Selvaiezzi, in particolare la città di Chieti e, in modo diffuso, la zona del Parco nazionale della Majella. Non è escluso, comunque, che anche aree a nord dell’azienda, fino a Pescara, siano state interessate dalla ricaduta dei fumi di combustione.

La maggior parte del materiale è sceso al suolo nelle prime 12 ore dalla fine dell’incendio.   

«I dati forniti – spiega Gaetano Basti, direttore generale dell’ARTA - sono ancora parziali e in elaborazione, ma ugualmente utili a circoscrivere l’evento in attesa di ulteriori accertamenti».

A corredo la mappa di deposizione degli inquinanti prodotti dal rogo alla “Mag.Ma”, che è stata elaborata dal Cetemps. I colori rappresentano la quantità di materiale ricaduto al suolo rispetto al punto di massima deposizione. La figura fornisce dunque una stima qualitativa dell’area interessata dal fenomeno e della quantità relativa di inquinanti depositata. 

dipartimento dell'Aquila

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