Acque sotterranee

Il patrimonio idrico sotterraneo, utilizzato per scopi idropotabili, industriali, irrigui e domestici, non rappresenta una risorsa inesauribile, ma un bene prezioso da proteggere. In Italia, il recepimento delle norme europee in materia di acque rappresentate dalla direttiva quadro 2000/60/CE (WFD) e dalla direttiva 2006/118/CE (GWD) si è concretizzato con l’emanazione del D.lgs. 30/2009 che ha recepito la direttiva 2006/118/CE specificatamente dedicata alle acque sotterranee, e del D.lgs. 260/2010 che ha colmato alcune lacune tecniche del D.lgs. 152/2006 per la completa attuazione delle direttive comunitarie sopra citate.

Il D.Lgs 30 del 19 aprile 2009 definisce le misure specifiche per prevenire e controllare l’inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee. Gli obiettivi principali della norma sono:

  • identificare e caratterizzare i corpi idrici sotterranei;
  • valutare il “buono” Stato Chimico;
  • individuare ed invertire le tendenze significative e durature all’aumento dell’inquinamento;
  • classificare lo Stato Qualitativo.

La norma stabilisce che corpi idrici sotterranei hanno uno stato chimico classificato “buono” quando:

  • non superano gli standard e valori soglia di qualità applicabili ai sensi delle disposizioni nazionali e comunitarie, ed elencati nelle tabelle 2 e 3 dell’Allegato 3;
  • non presentano effetti di intrusione salina;
  • non impediscono il conseguimento degli obiettivi ambientali previsti per le acque superficiali, né arrecano danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo.

Nel documento A1.10 allegato al Piano di Tutela delle Acque “Individuazione dei corpi idrici sotterranei analisi delle pressioni e del livello di rischio ai sensi del D.Lgs 30/2009”, la Regione Abruzzo ha provveduto a individuare i corpi idrici sotterranei significativi e ad attribuire il livello di rischio.

Con tale documento sono stati individuati i corpi idrici sotterranei “non a rischio”, “probabilmente a rischio” e “a rischio” di non raggiungere, entro il 2015, l’obiettivo di qualità “buono” richiesto dalla Direttiva Acque. In particolare i corpi idrici non a rischio sono quei corpi idrici sotterranei sui quali non insistono attività antropiche o per i quali è provato, da specifico controllo dei parametri di qualità correlati alle attività antropiche presenti, che queste non incidono sullo stato di qualità del corpo idrico.

I corpi idrici sotterranei significativi, e pertanto sottoposti al monitoraggio richiesto dalla comunità europea sono risultati 28.

Degli 11 corpi idrici carbonatici presenti nella nostra regione, 10 sono stati individuati come “non a rischio” dal momento che, da specifico controllo dei parametri di qualità correlati alle attività antropiche presenti, queste non incidono sullo stato di qualità né su quello di quantità del corpo idrico. Tutti i corpi idrici in complessi carbonatici presentano basse pressioni sullo stato qualitativo, ad eccezione del corpo idrico secondario Monte Rotondo, afferente al corpo idrico principale Monte Morrone.

I 10 corpi idrici delle pianure alluvionali adriatiche sono stati definiti “a rischio”, mentre i 6 corpi idrici in successioni fluvio-lacustri individuati nelle conche intramontane appenniniche sono stati considerati “probabilmente a rischio” ad eccezione della Piana del Tirino che è considerata “a rischio”.

Cosa fa l’Arta

L’Agenzia, su incarico della Regione Abruzzo-Direzione Lavori Pubblici-Servizio Acque e Demanio Idrico, svolge attività di monitoraggio sui principali acquiferi a partire dal 2003.

Dal 2010, in applicazione della vigente normativa europea e nazionale è iniziato il primo ciclo di monitoraggio sessennale sui 28 corpi idrici sotterranei significativi della finalizzato alla verifica dello stato qualitativo e quantitativo degli acquiferi e del raggiungimento dell’obiettivo di qualità "buono" richiesto dalla normativa europea entro il 2015. Il monitoraggio è strutturato in 5 reti distinte, contenenti un totale di circa 400 punti d’acqua (sorgenti, pozzi e piezometri), per il monitoraggio di diverse tipologie di parametri:

  • rete di Monitoraggio Quantitativa: è costituita da tutti i punti d’acqua, con effettuazione di misure di portata delle sorgenti e dei livelli di soggiacenza della falda;
  • rete di Monitoraggio chimico di Sorveglianza: interessa prevalentemente i corpi idrici considerati “non a rischio”, ma anche una porzione di quelli “a rischio” o “probabilmente a rischio”, ed è finalizzata alla valutazione delle concentrazioni del fondo naturale e delle tendenze dei parametri di base;
  • rete di Monitoraggio chimico Operativo: interessa esclusivamente i corpi idrici considerati “a rischio” e “probabilmente a rischio”, ed è finalizzata alla valutazione delle concentrazioni dei parametri addizionali opportunamente selezionati in relazione alle pressioni antropiche che gravano sugli acquiferi;
  • rete di Monitoraggio dei Nitrati: interessa gli acquiferi designati quali Zone Vulnerabili da Nitrati di origine agricola (Piana del Vibrata e Piana del Vomano) e Potenzialmente Vulnerabili da Nitrati (Piana del Tordino);
  • rete di Monitoraggio dei Fitosanitari: interessa prevalentemente i corpi idrici “a rischio” e “probabilmente a rischio”;
  • rete di Monitoraggio per l’intrusione salina: interessa gli acquiferi alluvionali costieri (Piana del Tronto, Piana del Tordino, Piana del Vibrata, Piana del Vomano, Piana del Saline) ed è finalizzata alla valutazione del fenomeno dell’ingressione marina.