Informazioni di base
Come si può definire l’inquinamento atmosferico? Quali sono le fonti di emissione principali? In base a quali fattori possono esserci più o meno emissioni? Cosa può succedere alle sostanze immesse nell’atmosfera? Queste domande sorgono comunemente nell’approccio alla problematica delle emissioni in atmosfera. Evidentemente una risposta esaustiva richiederebbe trattazioni ampie ed articolate; tuttavia si possono fornire alcuni spunti, sintetici e divulgativi, per chiarire alcuni concetti di base che consentono di accostarsi al tema in modo consapevole.
L’inquinamento atmosferico
Si può genericamente definire “inquinamento atmosferico” un’alterazione della composizione chimico-fisica dell’atmosfera nello spazio e nel tempo a causa della presenza di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali. Posto che le normali condizioni ambientali possono essere alterate da eventi di origine naturale (ad esempio attività vulcanica, processi di combustione, processi di erosione del suolo, aerosol marino), è noto che molte sostanze immesse in atmosfera a seguito di attività antropiche possono produrre effetti indesiderati. Tale considerazione peraltro è alla base della definizione di “inquinante” elaborata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente: “sostanza che, immessa direttamente o indirettamente nell’aria, può avere effetti nocivi sulla salute umana o sull’ambiente nel suo complesso”. Una sostanza inquinante può essere classificata in base i suoi effetti reversibili o irreversibili, immediati o a lungo termine (anche detti acuti o cronici), sull’uomo o sull’ambiente, sulla capacità di reagire con altri composti, naturali o meno, in atmosfera o in altre matrici, dando origine a sostanze a loro volta nocive.
Fonti di emissione e fattori che le influenzano
Le attività antropiche maggiormente responsabili di emettere inquinanti sono i processi di combustione e i processi industriali. A queste macrocategorie di processi sono ascrivibili la maggior parte delle emissioni di anidride carbonica, polveri, ossidi di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo, idrocarburi metanici e non metanici, composti azotati, composti ammoniacali, ecc. La distribuzione spaziale e temporale delle emissioni dipende poi da numerosi fattori: il profilo socio-economico delle aree, la mobilità sul territorio, le condizioni di uso del suolo, l’alternanza dei cicli produttivi su brevi o lunghi periodi, le condizioni climatiche.
I destini delle sostanze emesse in atmosfera
Una sostanza immessa in atmosfera, che può essere nello stato di aggregazione aeriforme, liquido o solido, è soggetta a processi di natura fisica e chimica: essa può distribuirsi e diluirsi per effetto dei moti convettivi naturali o forzati, può reagire, trasformandosi in altra sostanza, può abbandonare l’atmosfera a seguito di deposizione o di soluzione in acqua. Va tenuto presente che i processi di dispersione avvengono su scale spaziali e temporali estremamente variabili, tanto che la descrizione in termini fisici e matematici di questi processi è molto complessa. Le dinamiche vengono rese poi ancor più complesse quando si ha a che fare con i cosiddetti “inquinanti secondari”, tra i quali il più noto è l’ozono: i composti, cioè, non direttamente emessi ma presenti in atmosfera come risultato di reazioni chimiche o di processi fisico-chimici (condensazione, coagulazione di particelle più fini, ecc.) di altri inquinanti che quindi si definiscono “precursori”. I processi di immissione, diluizione, formazione e rimozione delle sostanze quindi non sono immediatamente “dipendenti” fra loro e le relazioni tra precursori ed inquinanti secondari sono altamente non lineari.