Pescara 27/02/2015
Qualità ambientale, il Distretto Arta di L’Aquila nella Rete nazionale di biomonitoraggio tramite licheni
L’attività di ricerca di affidabili strumenti di rilevazione dell’inquinamento atmosferico e della qualità dell’aria ha consentito di individuare indicatori biologici efficaci nell’integrare le informazioni ottenute dagli indicatori chimico-fisici già contemplati nella normativa nazionale ed europea. Particolare sviluppo ha avuto la ricerca sui licheni. Questi sono organismi particolarmente sensibili nei confronti di alcuni gas tossici, soprattutto anidride solforosa e ossidi di azoto, in quanto non riescono ad eliminare le sostanze assorbite e oltretutto, a differenza delle piante, non possiedono la cuticola protettiva risultando così facilmente vulnerabili. Nelle aree urbane ed extraurbane l’analisi della biodiversità lichenica, ovvero l’analisi delle variazioni di forma e colore, delle attività vitali e della distribuzione, consente di individuare sorgenti di inquinanti non altrimenti identificabili con i convenzionali monitoraggi.
Le tecniche di biomonitoraggio si basano sulla stima delle reazioni delle comunità licheniche epifite all’inquinamento da gas fitotossici (come detto principalmente SO2 e NOx) mediante la valutazione dell’Indice di Biodiversità Lichenica su scorze d’albero e sulla valutazione delle concentrazioni atmosferiche di metalli in traccia mediante l’utilizzo di licheni epifiti come bioaccumulatori.
L’Arta, con 32 stazioni, fa parte della Rete Nazionale di Biomonitoraggio tramite licheni coordinata dall’ISPRA. A svolgere i campionamenti è il Distretto di L’Aquila, che nel 2011 ha effettuato una campagna di biomonitoraggio su tutto il territorio regionale. Seguendo le linee guida del manuale ISPRA “I.B.L. Indice di Biodiversità Lichenica” edito nel 2001, i tecnici Arta hanno campionato i licheni di 14 stazioni a cui è stato applicato l’indice per stabilire la qualità dell’aria della zona e hanno analizzato i campioni dei licheni prelevati nelle 16 stazioni della provincia di L’Aquila, per stabilire la quantità di metalli pesanti accumulati. Le attività hanno consentito di redigere un primo rapporto tecnico.
I risultati sono stati interpretati in termini di “naturalità” (zone prive di attività antropiche e lontane da rilevanti fenomeni di dispersione di gas tossici) e di deviazione dalla condizione di naturalità, ovvero di “alterazione” ambientale.